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Sisma, Sanità e appalti: gli interessi delle criminalità organizzate nelle Marche

Sisma, Sanità e appalti: gli interessi delle criminalità organizzate nelle Marche

 

di Maurizio Petrocchi*

Ci sono segnali non gravissimi ma preoccupanti sulla situazione delle criminalità organizzate nazionali ed estere presenti nelle province marchigiane. Per avvicinarci al fenomeno delle mafie e della criminalità nelle Marche dobbiamo tornare agli anni settanta e alla legge sul soggiorno obbligato, la numero 1423 del 27 dicembre 1956. Le province marchigiane furono individuate a partire dal 1980 come territori per il rifugio di confinati, inoltre vi furono istituiti i cosiddetti carceri speciali di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno per i crimini generici-violenti, e quello di Fossombrone destinato ai terroristi politici.  Si pensava che l’allontanamento del “mafioso” dal suo luogo di origine in una zona ad alto tasso di legalità, come il centro-nord Italia, avrebbe spezzato il suo legame con l’ambiente criminale di provenienza. L’effetto fu completamente opposto. Furono disseminati in tutta la penisola criminali che fertilizzarono aree ancora vergini dai fenomeni mafiosi. Dai dati conoscitivi forniti dalla procura generale di Ancona emerge ad oggi che non ci sono associazioni radicate nel territorio marchigiano ma propaggini riconducibili alle mafie storiche (mafia siciliana, camorra e n’ndrangheta oltre a quelle di origine straniera), per questo motivo la situazione va monitorata costantemente.  

Il direttore dell’UIF (Unità d’Informazione Finanziaria della Banca d’Italia) in un’audizione in Commissione Parlamentare antimafia ha manifestato la sua preoccupazione per un settore ad alto rischio di infiltrazioni illecite, anche di natura criminale, quello del sostegno alle famiglie e del sistema produttivo. Sono queste una tipologia di infiltrazioni che si concretizzano in maniera subdola e difficilmente intercettabili. Ad oggi le imprese registrate alla Camera di commercio delle Marche risultano essere circa 166.790 di cui 145.474 attive, l’elevata densità imprenditoriale è collegata alla diffusione di realtà produttive di piccole e medie dimensioni che vanno dalle produzioni agricole di eccellenza agli impianti industriali ed artigianali caratterizzati dall’innovazione tecnologica, nonché insediamenti e strutture turistiche costiere e intervallive. L’infiltrazione della criminalità organizzata nelle Marche ha seguito sempre una ragione geo-economica e le caratteristiche del sistema economico-produttivo marchigiano potrebbero richiamare gli interessi della criminalità organizzata, soprattutto in funzione del riciclaggio e del reinvestimento dei capitali illecitamente acquisiti, come già emerso nell’operazione “Background” delle Fiamme Gialle. La centralità geografica delle Marche la posiziona nel mezzo di un’importante direttrice di collegamenti tra l’Italia settentrionale e quella meridionale, fa di essa un corridoio di scambio per traffici illeciti.  Il rischio delle infiltrazioni mafiose ha subito poi un netto aggravio a seguito del sisma del 2016, esiste un pericolo ingerente del crimine organizzato di tipo mafioso sui lavori di ricostruzione post-sisma. Quello che sta emergendo è la presenza nei cantieri di persone collegate a diverso titolo a pregresse indagini sulla criminalità mafiosa in quel groviglio di subappalti, forniture e contratti di rete tra imprese del più grande cantiere d’Europa. E’ risaputo che le organizzazioni criminali hanno una spiccata propensione per il settore edile e degli appalti pubblici, gestite attraverso la costituzione di imprese controllate da referenti o soggetti legati ai sodalizi mafiosi di matrice italiana. Nello specifico, in riferimento alle infiltrazione praticate attraverso l’utilizzo di forme societarie giuridicamente lecite sarebbe emersa la partecipazione a consorzi di imprese, secondo la prassi della scomposizione di un lavoro in vari subappalti e subcontratti allo scopo di eludere l’obbligo delle preventive autorizzazioni. Il territorio marchigiano, colpito dal sisma del 2016, continua inoltre ad essere interessato dai lavori di demolizione, rimozione e smaltimento delle macerie, nonché dalle opere di ricostruzione delle strutture gravemente danneggiate.

Nella zona del cratere sismico delle Marche è emerso che l’attività di rimozione delle macerie è stata realizzata da ditte censite dalla DDAA (Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo). Inoltre – come rivelato nel gennaio del 2019 da Sergio Sottani Procuratore generale della Corte d’Appello di Ancona – era stata scoperta tramite attività info-investigativa la presenza nei cantieri SAE (Soluzioni abitative di emergenza) di elementi collegati alla criminalità organizzata.  

Occorre mantenere alto il livello di allerta per impedire alle criminalità mafiose di penetrare i settori degli appalti pubblici, questo in considerazione delle ingenti risorse di denaro che verranno investite nella ricostruzione.  Una delle modalità utilizzata dalle imprese mafiose per aggiudicarsi gli appalti più consistenti – superando così l’ostacolo dei requisiti fissati dal bando per la partecipazione alla gara – è quella di avvalersi di aziende di dimensioni più grandi dotate di maggiori capacità organizzative e tecnico-realizzative, soprattutto in lavori più complessi, dai quali altrimenti potrebbero rimanere escluse. Tra le modalità d’infiltrazione praticate attraverso l’utilizzo di forme societarie giuridicamente lecite, è emersa recentemente anche quella della partecipazione a “Consorzi di Imprese” secondo la prassi del frazionamento di un lavoro in vari sub-contratti, allo scopo di eludere l’obbligo della preventiva autorizzazione per l’affidamento dei lavori. Particolari sforzi ed attenzioni vanno rivolti proprio nel settore dei sub-affidamenti i quali, attraverso le collaudate metodiche dei subappalti, dei noli a caldo e a freddo, del movimento terra, del trasporto e della fornitura dei materiali e delle materie prime, rappresentano per definizione, le principali tecniche utilizzate per annullare ogni possibile forma di concorrenza, estromettendo dal mercato le aziende “pulite”. Anche il ricorso alla turbativa dei sistemi legali di scelta del contraente, attuata dalle mafie allo scopo di accaparrarsi appalti e contratti pubblici, è risultata una strategia spesso praticata al fine di condizionare in concreto la partecipazione delle imprese alle gare pubbliche. Obbiettivo primario e strategico è quello di vigilare sulla ricostruzione collaborando costantemente con gli organi di controllo e con l’autorità giudiziaria, fornendo loro supporto e strumenti necessari per il contrasto alle infiltrazioni criminali, anche attraverso il buon senso civico e di legalità dei cittadini. Tutto ciò per evitare ed interrompere ogni tipo di connessione o connivenza tra il malaffare e i settori dei lavori pubblici. Devono essere costantemente monitorati, come viene già fatto, l’aggiudicazione di appalti per la realizzazione e il potenziamento di opere e infrastrutture sanitarie, nonché i servizi connessi al “ciclo della sanità” quali: la produzione e la fornitura di presidi e dispositivi medici, la gestione dei rifiuti speciali sanitari, la sanificazione ambientale etc., settori notoriamente nelle mire della criminalità organizzata.

Le ingenti risorse assegnate alla Regione Marche con il PNRR, i fondi Next Generation UE ed ancora i fondi strutturali della programmazione 2021-2027 incrementati dal fatto che Regione Marche è stata da qualche anno declassata a “Regione in transizione” sono tutte ghiotte tentazioni per le consorterie criminali. Il potenziamento di presidi di legalità (ove assenti) sono una priorità per contenere i fenomeni criminali.

Andrebbero rafforzate ed implementate le strutture già esistenti con uomini e risorse aggiuntive, per prevenire e contrastare il malaffare e le associazioni criminali che hanno forti interessi predatori sulla Regione. 

*Cultore della materia e Dottorando in Storia Contemporanea Università di Macerata. Esperto in Violenza Politica, Terrorismo e Sicurezza, membro del Security Institute – London

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