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Che succede a Gerusalemme?

Che succede a Gerusalemme?

 

di Maurizio Petrocchi

Poche città al mondo possono vantare una storia pari a quella di Gerusalemme. La Città Santa è stata la culla di tre grandi religioni, ha attirato lo sguardo di sovrani e imperatori nel corso dei secoli e la sua immensa eredità è sopravvissuta al passare del tempo.

La Città Vecchia è il cuore di Gerusalemme, è cinta da mura e divisa in quattro quartieri: ebraico, cristiano, musulmano e armeno. 

L’accesso all’interno delle mura è assicurato da sette monumentali entrate, tra le quali la porta di Damasco che reca la più profonda impronta della storia. Questo è l’ingresso del quartiere musulmano, il più grande e popolato dei quattro citati. Strade affollate, animati bazar, dove ogni elemento ricorda lo stretto legame tra Gerusalemme e il mondo islamico.

Per secoli, la Porta di Damasco è stato il principale ingresso alla Città Vecchia di Gerusalemme, scendendo l’imponente scalinata che precede la porta sono facilmente riconoscibili gli attenti cecchini appollaiati nelle torrette di pietra del cancello mentre imbracciano il loro Galil, il fucile d’assalto israeliano. Intanto la polizia di frontiera israeliana si aggira intorno all’ingresso, guardando con diffidenza i passanti. Per i turisti e i pellegrini che arrivano continuamente è un’attrazione, mentre per la gente del posto “Damascus Gate” è una zona calda da evitare. Ci sono squadre di soldati israeliani in attesa negli autobus vicini e adolescenti palestinesi spesso fermati, perquisiti e talvolta portati via. Gli attacchi dei palestinesi (di Hamas) con coltelli, armi da fuoco e veicoli contro la polizia israeliana non sono diminuiti ma non sono mai cessati del tutto.  

Mercoledì pomeriggio intorno alle 17.30 due poliziotti di frontiera che vigilavano nella zona della Porta di Damasco sono stati aggrediti con un coltello da un giovane di 16 anni. I due poliziotti, una donna di 19 anni e un uomo di 20 sono stati leggermente feriti dall’attentatore riportando delle lievi ferite alla testa e alla parte inferiore del corpo. Sono stati immediatamente trasportati in ospedale e ricoverati, anche se le loro condizioni sono sembrate subito stabili. L’attentatore avrebbe sferrato l’attacco in via El Wad, poco distante dalla Porta di Damasco e la polizia, con l’aiuto anche di un civile, avrebbero aperto il fuoco neutralizzando il minore che, poco dopo, a causa delle ferite di arma da fuoco sarebbe morto.  

L’aggressore ha prima accoltellato da dietro l’uomo per poi lottare con lui, nella concitazione è stata accoltellata anche l’altra poliziotta. Nel frattempo, il civile che aveva assistito all’aggressione ha aperto il fuoco sull’attentatore neutralizzandolo. Il giovane sedicenne ucciso era di Isawiya – un villaggio palestinese vicino a Gerusalemme Est, situato sul Monte Scopus, che nonostante sia sotto la giurisdizione del comune di Gerusalemme, i residenti hanno il diritto di voto nelle elezioni indette dall’Autorità Nazionale Palestinese. Sono state arrestate anche diverse persone con l’accusa di essere complici dell’attentatore; questo è accaduto dopo che la polizia ha perquisito la zona e la casa della vittima.

Un simile attentato si è verificato il 30 settembre scorso, dove ancora una giovane donna di trent’anni, nel tentativo di accoltellare dei poliziotti nei pressi della moschea di Al-Aqsa, travolta da una raffica di colpi esplosi da poliziotti israeliani è caduta esanime a terra.

L’attentato di mercoledì 17 è stato elogiato da Hazem Qassem il portavoce di Hamas che ha affermato:

“questa operazione di commando e l’ascesa del suo perpetratore come martire è un quadro del grande conflitto tra il nostro popolo, la sua resistenza e l’occupazione”. Ed ancora ha aggiunto, “questa battaglia non finirà se non con la vittoria del nostro popolo, proprietario della terra, del diritto e della storia”.

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